PORTOFINO: TURISMO E SPAZIO RELAZIONALE
Relatore Dott.ssa Sara Giarratana

CAPITOLO I

 

LE VICENDE TOPOGRAFICHE E SOCIO-ECONOMICHE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

  1.1. - Dal Grand Tour alla prima metà del Novecento.

A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, l'Italia, grazie alla mitezza del suo clima e alle sue bellezze artistiche, diventa meta prediletta per i viaggiatori del Grand Tour [1] , soprattutto in seguito alla scoperta di Ercolano e Pompei, avvenuta rispettivamente nel 1738 e 1748. Non a caso, proprio in quegli anni, questi importanti eventi avevano incominciato a richiamare da ogni parte d'Europa visitatori, rappresentati da persone appartenenti all'aristocrazia, che a partire da quegli anni e soprattutto nell'Ottocento daranno vita al turismo d'Elite. E proprio agli inizi del XIX secolo alcuni nobili viaggiatori inglesi saranno i primi a scoprire anche Portofino e a renderla famosa al punto da essere oggi definita "una perla custodita nella sua conchiglia" [2] , gioiello del turismo europeo.

Come dimostra la pianta topografica di fine Settecento, se da un lato il centro storico di Portofino, sembra essere di origine romana in quanto le strade sono  disposte secondo il consueto sistema del castrum [3] , dall'altro la tipologia del nucleo storico ¸ "a schiera" per la presenza di case disposte intorno alla piazzetta, le une molto vicine alle altre, data la esiguità di spazi, e intorno ai due bracci dei moli (Figg.1-2).

Il centro ¸ inoltre caratterizzato da portici, botteghe e archi rampanti che, a cavaliere delle strade, vennero impiegati per unire le facciate di due edifici e creare punti di forza in grado di assicurare la migliore tenuta statica degli isolati (Figg. 3- 4), mentre il monte ¸ caratterizzato da mulattiere e strade pedonali [4] .

Ai primi anni dell'Ottocento il borgo contava 1300 abitanti ed apparteneva alla Repubblica di Genova, il cui dominio aveva generato aspre contese anche fra le due grandi famiglie patrizie genovesi dei Fieschi e dei Doria. Con il Congresso di Vienna (1815), come tutta la Liguria, il piccolo comune entra a far parte del regno Sardo Piemontese, e a partire da questo momento l'economia locale, fino ad allora basata soltanto sulla pesca e su un'agricoltura di sussistenza, comincia a differenziarsi, in quanto una buona parte della popolazione si orienta sempre pi¯ verso il mestiere del navigare dal momento che alcuni residenti diventano proprietari di velieri con a capo il capitano e il suo equipaggio di marinai.

Questi piccoli armatori erano buoni naviganti e al tempo stesso commercianti dotati di forte intuito nella scelta dei prodotti da esportare ed importare. La loro navigazione, per˜, durava alcuni anni, in quanto erano obbligati a percorrere assai spesso il giro del mondo, trasportando da un continente all'altro, per conto di ditte straniere, materiali di ogni genere: i loro guadagni venivano poi investiti in beni immobili e possedimenti che non a caso ancor oggi appartengono ai loro discendenti [5] . Alcuni residenti erano invece marinai e padroni marittimi: essi si dedicavano alla conduzione di barche da diporto, chiamate non a caso Lord, in quanto i primi proprietari delle imbarcazioni da turismo erano stati alcuni Lord inglesi. Infine, il resto degli abitanti era mugnaio [6] o contadino, attività quest'ultime esercitate non soltanto per ottenere frumento e crusca di pino, ma anche per macinare le olive allo scopo di estrarre l'olio e recuperare i noccioli, utilizzati a quel tempo come combustibile per alimentare le stufe e  i forni.

Sempre nel corso del primo Ottocento il suolo agrario coltivabile era utilizzato per l'olivicoltura, la viticoltura, il taglio della legna e l'ortofrutticoltura: i contadini che lavoravano le terre, per˜, non erano i proprietari, in quanto i  fondi appartenevano ai benestanti e ai proprietari delle osterie allora esistenti. Tale situazione ¸ comunque destinata a rimanere statica fin verso la metà dell'Ottocento, quando le fortificazioni della vecchia Repubblica vengono cedute ai privati, per essere poi trasformate in abitazioni civili:proprio in quegli anni, infatti, il console inglese Montague Yeats Brown (Fig.5), approdato a Portofino con la sua imbarcazione Black Tulip, rimane talmente affascinato dalla bellezza naturalistica della località al punto di comprare dal Demanio del Regno di Sardegna la fortezza sovrastante parte del Promontorio, per trasformarla in sua residenza privata (Fig.6). Tale fatto rappresenta sotto molti aspetti la causa principale del decollo turistico del borgo, poichE quasi subito, la località viene frequentata da una vera e propria colonia di stranieri, composta da famiglie aristocratiche inglesi, americane, svedesi, tedesche ed austriache, che poco alla volta si  insediano a Portofino facendo costruire ville e abitazioni imponenti, ma nel rispetto della natura e dei valori tradizionali del luogo. E tra i nomi delle famiglie pi¯ importanti che sceglieranno come loro residenza Portofino nel corso del tempo figurerà anche quello del Lord inglese Aubrey Herbert Carnavon [7] , che nel 1884 decide di comprare alcuni terreni sul Monte di Portofino, facendovi costruire Villa Altachiara ereditata poi dal figlio Auberon. I primi due personaggi dell'epoca vittoriana cos“ come tutti quelli che li avevano seguiti, erano soliti ospitare nelle loro case persone illustri, genere di vita che contribu“ notevolmente a far conoscere Portofino ad una Elite europea. Nonostante ci˜ il borgo continua comunque a rimanere la meta di pochi, conquistati da una natura unica e incontaminata tra cui vanno anche ricordati i baroni tedeschi Mumm [8] , che fissano la loro residenza nel 1912, comprando un altro forte [9] situato sull'istmo del Promontorio. La presenza di numerose famiglie straniere crea inevitabilmente relazioni molto strette con gli abitanti del luogo, che ne assimilano in parte le abitudini, favorendo tra l'altro lo svilupparsi del senso degli affari e del lavoro: non a caso alcuni mestieri vengono abbandonati mentre altri, tra cui quelli legati all'edilizia e all'artigianato, si intensificano grazie alla costruzione delle ville e di case nel borgo, fino ad allora poche e rudimentali. Dagli Inglesi e dai Tedeschi gli abitanti del luogo imparano anche l'arte della raffinatezza e della conservazione rappresentata dall'eleganza delle proprietà, circondate da muri a secco e caratterizzata dalla cultura del giardino diffusa dagli Inglesi attraverso l'introduzione di nuove piante e fiori e la trasformazione di difficili pendii montuosi in romantici viali da passeggiata. Molti abitanti avevano trovato lavoro presso queste famiglie come giardinieri, facchini e cameriere.

Sul finire del XIX secolo, cos“ com'era accaduto per altri centri rivieraschi, anche Portofino cessa di essere un borgo isolato raggiungibile solo via mare: infatti tra il 1880 e 1890 viene costruita la strada che lo collega a Santa Margherita Ligure, favorendo cos“ l'affluenza di un numero ancor maggiore di visitatori che da questo momento possono raggiungere la località usufruendo del calesse, e successivamente delle carrozze trainate da cavalli con vetturini, per effettuare il giro panoramico, andandosi cosi ad affiancare ai barcaioli, che durante la stagione estiva prestavano anch'essi lo stesso servizio con l'impiego d'imbarcazioni a remi e a vela.

Nel 1889 il celebre scrittore francese Guy De Maupassant  approd˜ a Portofino a bordo del suo veliero Bel Ami: colpito dalla bellezza del borgo, nel suo diario di viaggio La Vie Errante osserva: "Un'insenatura nascosta, dove entra il mare, quasi introvabile, fitta d'abeti, ulivi e di castagni. Un piccolo villaggio, Portofino, si allarga come un arco di luna attorno a questo calmo bacino. Mai ho forse sentito una impressione eguagliabile a quella che ho provato nell'entrare in quell'insenatura verde, e un eguale senso di riposo, di appagamento... [10] ".

Le prime guide turistiche dedicate alla descrizione del borgo compaiono alla fine dell'Ottocento, ma sono ancora lontane dall'enfatizzarlo dal punto di vista ricettivo; esse si limitano pi¯ che altro a evidenziarne i monumenti e le vie principali. Nel  1895 viene pubblicata la guida turistica Santa Margherita Ligure e i suoi dintorni,  nella quale infatti si leggono solamente i racconti di un visitatore riguardanti le bellezze paesaggistiche di Portofino, o gli artigianati locali come le donne che lavorano il pizzo o l'attività dei  pescatori. Un'altra guida dello stesso periodo, Portofino Kulm e i suoi dintorni, la Svizzera in mezzo al mare descrive Portofino sempre attraverso le cronache di un turista che ricorda alcune ville del borgo e alcuni monumenti. In effetti, a fine Ottocento il turista ¸ una figura assai diversa da quella odierna e pertanto la guida non introduce quasi mai ai divertimenti e agli svaghi: il turismo ottocentesco ¸ soltanto un itinerario attraverso la memoria, una sorta di rassegna delle tracce tangibili che la storia ha lasciato nei luoghi e di conseguenza le guide dell'epoca si limitano ad indicare le bellezze paesaggistiche, le opere d'arte, e i figli illustri del luogo descritto [11] .

Le testimonianze riguardo al numero degli alberghi presenti in quell'epoca sono desumibili invece dai  racconti di persone che hanno vissuto a Portofino , le quali ricordano che alla fine dell'Ottocento esisteva il ristorante Nazionale che possedeva anche alcune camere che venivano affittate ai turisti cos“ come i pescatori mettevano a disposizione una camera della loro casa per brevi soggiorni e riposi [12] . Del resto soltanto sul finire dell'Ottocento il comparto ricettivo e dei servizi comincia ad espandersi con la costruzione dei primi grandi alberghi realizzati utilizzando ville patrizie abbandonate dai vecchi proprietari e acquistate da classi borghesi: un esempio ¸ costituito dal famoso Hotel Splendido, antica dimora del Barone Baratta, acquistata da Ruggero Valentini  nel 1901 per essere adibita ad albergo di lusso.

Nello stesso periodo il borgo contava tredici esercizi commerciali di cui dieci rappresentati da ristoranti/osterie, una tabaccheria e un caff¸; negli anni Trenta, invece, gli esercizi  superano la cinquantina, di cui ben ventisei fra alberghi, ristoranti e bar con tavola calda [13] .

Durante la Seconda Guerra Mondiale il borgo viene invaso dai militari tedeschi e bombardato. A guerra ultimata molte famiglie inglesi abbandonano la località, ma dopo un'intensa opera di ricostruzione, nel corso degli anni Cinquanta il borgo ritorna ad essere il paradiso verde di sempre ed in grado di richiamare nuove forme di turismo.

 

1.2. -  Dal Secondo dopoguerra ad oggi.

A partire dal Secondo Dopoguerra, la diffusione dell'automobile, dei voli transcontinentali e transoceanici tende a sviluppare maggiormente il turismo, favorito anche dall'aumento dei redditi individuali e del tempo libero, fattori che da questo momento permettono anche alle classi meno abbienti di viaggiare, determinando cos“ la nascita del turismo di massa. Dagli anni Cinquanta si assiste in Italia ad un notevole incremento degli arrivi turistici provenienti dalle nazioni uscite vincitrici dalla Guerra e, quindi favorite in termini valutari: i flussi erano infatti costituiti per lo pi¯ da Americani, Inglesi, Francesi e Svizzeri.

 In quegli anni Portofino rimane abbastanza indifferente ad un turismo che sta per divenire di massa, anche se il borgo appare sempre pi¯ frequentato da una moltitudine di escursionisti che vengono a visitarlo in giornata, cercando di poter avvistare qualche personaggio di rilievo: l'esclusività del posto, infatti, aumenta con l'affluenza di divi del cinema, di personaggi famosi e di persone aristocratiche, rimanendo cos“ una meta che soltanto le classi agiate possono permettersi [14]   (Fig. 7).

A partire dal Secondo Dopo Guerra le coste liguri e Portofino vengono anche raggiunte pi¯ facilmente, grazie all' apertura dell' autostrada litoranea i grado di collegare il capoluogo ligure con la Riviera del Levante e lo Spezzino. Tuttavia, se fino agli anni Cinquanta Portofino aveva goduto quasi esclusivamente di fama internazionale negli anni successivi, grazie a Raffaele Calzini e Salvator Gotta  acquisirà anche fama nazionale, in quanto questi due scrittori e giornalisti, attraverso le pagine d'importanti quotidiani come il Corriere della Sera, incominciano ad esaltare le incantevoli bellezze del borgo. In particolare Salvator Gotta ha dichiarato spesso in varie interviste che "Portofino ed il suo golfo devono la loro fortuna al giornalismo che ne mise in rilievo le bellezze panoramiche, il silenzio e l'austerità  del suo piccolo mondo marinaro, la pace del suo mare raccolto, la grandiosità del suo monte selvoso. [15] ".

Ci˜ nonostante, mentre in tutta la Riviera delle Palme l'offerta extralberghiera dagli anni Sessanta incomincia a predominare su quella alberghiera, a Portofino gli alloggi in affitto e le seconde case sono presenti in modo del tutto marginale: infatti soltanto i Milanesi hanno potuto permettersi il lusso di avere, almeno nei primi anni  una seconda casa nel borgo,dove trascorrere le ferie durante la stagione estiva; successivamente, per˜,l'aumento degli affitti e del costo per l'acquisto di appartamenti, anche piccoli, dovuto al blocco edilizio per la salvaguardia ambientale,  hanno costretto la maggior parte degli habituE a spostarsi nei comuni limitrofi di Santa Margherita Ligure e Rapallo, nonchE  in altre zone della Riviera di Levante. Non a caso anche successivamente grazie all'intervento del comune ¸ stata respinta la richiesta di dare vita alla rapallizzazione [16] , rifiutando la richiesta di licenze per nuove costruzioni e benchE alcuni proprietari siano riusciti ancora a costruire e modificare alcuni fabbricati in modo illegale, il comune, i residenti e persino i giornali locali hanno dimostrato caparbietà nel difendere e rispettare il territorio tanto da rendere il borgo come uno dei pi¯ invidiati luoghi "verdi" della Liguria.

Il turismo extralberghiero si sviluppa a Portofino solo nell'ambito del turismo nautico che negli stessi anni si perfeziona con la nascita di aree attrezzate per la  custodia e manutenzione delle imbarcazioni; pertanto non sono pi¯ solo gli alberghi ad ospitare grandi personaggi, ma anche il porto, dove durante la stagione estiva ormeggiano yachts, panfili, motoscafi Riva e barche a vela di grande eleganza e prestigio.

Negli anni Ottanta Portofino continua a rivestire il ruolo di località- leader diventando anche meta di attrazione legata al crescente turismo congressuale registrato da Santa Margherita, in grado d'influenzare il borgo soprattutto nell'ambito della ristorazione e nell'organizzazione di banchetti e aperitivi nonchE meta per il turismo verde e scolastico, richiamato dalle bellezze del Parco Naturale istituito nel 1978, anno in cui, ai sensi della legge n. 70 del 1975 l'Ente "Monte" costituito con la legge n. 1251 del 1935 ¸ stato soppresso e le sue funzioni trasferite alla Regione Liguria, che già dal 1977 aveva promulgato la Legge Quadro n. 40 sulle aree protette, con lo scopo di avviare una politica di tutela e di valorizzazione del territorio attraverso la creazione di parchi e riserve naturali.

L'immagine di Portofino viene maggiormente e continuamente diffusa anche attraverso i mass media e successivamente attraverso le pagine di Internet: ci˜ ha  portato il borgo a registrare un vero e proprio boom turistico negli anni Novanta ma destinato a decrescere con il nuovo Millennio. Nonostante ci˜ le multinazionali grazie alla crescente globalizzazione,  prendono sempre pi¯ campo e i vecchi fondi, dove un tempo venivano riposte le attrezzature per la pesca o dove erano attivi negozi locali, sono stati trasformati in negozi di lusso destinati alla vendita di griffes di gran prestigio (Figg. 8-9). Tale trasformazione funzionale degli esercizi commerciali ha avuto ricadute sul territorio evidenti, evidenziate soprattutto dalla mutata architettura del borgo e dal suo calo demografico: non a caso il rilievo planimetrico compiuto di recente dall'Università degli studi di Genova (Fig.10), cos“ come gli studi compiuti dall'Università di Architettura di Roma, confermano che, se a un lato l'originaria struttura a schiera degli edifici nel centro storico non ¸ affatto cambiata, dall'altro la primitiva architettura caratterizzata da portici e botteghe, archi e pilastri ¸ mutata negli anni a causa delle nuove esigenze fruitive e funzionali offerte dagli ambienti.

Attraverso i dati censuari relativi al periodo 1871-2001 si pu˜ notare come la popolazione, dopo aver subito un primo crollo tra il 1881 e il 1901, ne ha registrato un secondo a partire dal 1951 a oggi (Fig.11). Analizzando inoltre i dati censuari relativi alla popolazione attiva dal 1961 al 2001 si pu˜ notare che nel corso degli anni in concomitanza con l'affermarsi e lo sviluppo dell'industria turistica le persone impiegate nel settore primario sono calate drasticamente mentre quelle impiegate nel commercio (settore terziario) sono aumentate anche in rapporto alla diminuzione dei residenti (Tab.1).



[1] Nel 1685 il monaco benedettino Jean Mobillon effettu˜ in Borgogna, Svizzera, Germania e Italia una sorta di Grand Tour, termine ufficializzato nello stesso secolo dal signor di Saint Morice attraverso la pubblicazione della sua Guide Fid¸le des Etrangers dans le voyage en France per indicare un viaggio di durata in genere di due o tre anni, si riferiva ad un viaggio di tipo sostanzialmente culturale oppure di studio, religioso, diplomatico, d'affari che coinvolgeva per˜ soltanto famiglie aristocratiche. Le mete predilette erano quelle europee, soprattutto Francia, Germania e successivamente anche l'Italia. Il termine Grand Tour ¸ stato coniato anche per contrapporlo al Petit Tour, viaggio che invece si riferiva ad un ambito territoriale assai pi¯ circoscritto. Cfr G.ROCCA, Turismo Territorio e Sviluppo Sostenibile, Genova, ECIG 2000, p.19.

 

[3] D.BELLINI – E.RIZZI, Guida turistica e naturalistica a schede di Portofino, Lavagna, Editrice Zona 1997, p.10.

[5] G. CARBONE, Cronache di Portofino, Rapallo, Emiliani 2004, pp. 38 – 39 e 46 – 47.

 

[6] Non a caso la frazione di Paraggi ubicata tra Santa Margherita Ligure e Portofino, era conosciuta allora come Valle dei Mulini.

 

[7] Il Conte di Carnavon ¸ divenuto un personaggio famoso anche per avere finanziato gli scavi archeologici nel 1922 che portarono alla scoperta della tomba di Tuthankamon.

 

[8] Essendo stato ambasciatore di Guglielmo II in Giappone, il Barone Freiherr Von Mumm, ospit˜ il Kaiser a Portofino nel 1914 a bordo dello yacht  S.M.Y. Hohenzoller.

 

[9] Costruito ai tempi della Repubblica Genovese, il castello di San Giorgio era proprietà di Stephen Leech, che lo cedette al Barone Von Mumm.

 

[10] M. DELPINO, Il Monte di Portofino patrimonio dell'uomo per l'umanità, Vercelli, 2003, pp. 43-44.

 

[11] M. C. CIGOLINI – M.R. CROCE, "Il turismo nella costa ligure, urbanistica e architettura dalla metà dell'Ottocento a oggi", Genova, ERGA Edizioni, 1997, pp. 75-76.

 

[12] G. CARBONE, Cronache di Portofino, Rapallo, Emiliani 2004, pp. 103 – 104.

 

[13] G. CARBONE, Ibidem, p. 104.

 

[14]   Dal 1952 Portofino si vede popolato di personaggi come Edward Duke of Windsor, Sir Winston Churchill, Rex Harrison, Clark Gable, Tyron Power, Frank Sinatra, Ingrid Bergman, Brigite Bardot e tanti altri. Molti di loro, come ad esempio Rex Harrison, acquistano ville , mentre altri alloggiano all'Hotel Splendido, che dagli anni Cinquanta registra un notevole arrivo di turisti e personaggi stranieri. Anche Ava Gardner arriva a Portofino per girare una parte del film "La Contessa Scalza"con Humphrey Bogart, Rossano Brazzi e Lauren Bacall.

 

[15]   M. DELPINO , Il Monte di Portofino patrimonio dell'uomo per l'umanità, Vercelli 2003, p. 45.

 

[16] Termine derivante da rapalizzare che significa ridurre una città o una località in condizioni ambientali deteriori a causa del numero eccessivo e incontrollato di edifici d'abitazione, costruiti per speculazione senza adeguate opere di urbanizzazione. Un esempio da cui nasce il nome ¸ proprio la città ligure di Rapallo.

 

A Cura della Dottoressa Sara Giarratana


Premessa - Capitolo I - Capitolo II - Capitolo III - Capitolo IV - Conclusioni

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