Nel mese di febbraio del 1898 Eleonora Duse fu ospite di Portofino. La grande artista cercava, con il riposo, di recuperare la salute compromessa dalle faticose “tournées” teatrali. Tale vacanza rappresentava, inoltre, una parentesi speciale alla svolta che aveva assunto il suo rapporto con Gabriele D’Annunzio. Si erano infatti riconciliati da poco, dopo la brusca interruzione, voluta da lei, a causa del ” tradimento artistico” del poeta che aveva affidato l’interpretazione del dramma “La città morta” all’attrice francese Sarah Bernhardt. II dramma “Sogno di una mattina di primavera”, scritto per la Duse, fu il primo atto di riparazione da parte di D’Annunzio. A sua volta ella aveva compiuto un gesto di buona volontà e di buon gusto seguendo da Roma- via telegrafo- la rappresentazione, causa della separazione.
II terzo atto era toccato a Gabriele D’Annunzio, che raggiunse Eleonora Duse a Santa Margherita Ligure. In tre sonetti, poi, il poeta lasciò la prova di quel gesto di alleanza amorosa ed artistica, scioltasi nel 1904, quando un altro “tradimento artistico” sfumerà i contorni di quello amoroso. Uno dei tre sonetti, rimasto inedito fino al febbraio dei 1951, pubblicato da Emilio Mariano nella rivista “Nuova Antologia“, è stato composto a Santa Margherita Ligure e merita pertanto di essere qui riproposto. Racchiude, infatti, nelle due quartine il paesaggio del golfo Tigullio in una notte rischiarata dalla luna: un paesaggio probabilmente contemplato da una finestra dell’Hotel Metropole, dove pare abbia alloggiato la Duse. Come si legge negli “Annali di Santa Margherita Ligure” del prof. Attilio Regolo Scarsella, nel febbraio del 1898, nella cittadina rivierasca non c’era ancora l’illuminazione stradale perchè il sindaco, cav. Giovo riteneva che fosse una spesa troppo elevata per il bilancio comunale.
Il “Monte” (ovviamente quello di Portofino) si stagliava quindi, alla vista del poeta, oscuro contro il cielo stellato come un gigantesco leone addormentato che ingombrava lo spazio e affondava le zampe nel mare. Il paragone è un pò roboante, anche se traduce esattamente lo stato d’animo di un uomo in attesa di una donna. In tal modo il sentire del poeta è tutt’uno con la natura che lo circonda. E’ infatti il silenzio profondo dell’ora nottuma, la luce della luna a rivelare i contorni delle cose, a dilatare all’infinito il fascino misterioso di quella notte pura, incontaminata, tanto che il poeta, nel titolo, la definì “apollinea” e, nell’ottavo verso disse che vi vedeva concentrate “tutte le bellezze del mondo”. E questo, che il poeta della bellezza ha tributato a Santa Margherita Ligure e Portofino, non è un omaggio da poco.
La notte apollinea
Il monte ingombra col suo dorso enorme
i cieli. E tu non l’odi respirare?
La rupe che protendesi nel mare
è come l’unghia del leon che dorme.
Eguali al mio pensier le mute forme
grandeggian nel silenzio interlunare.
Io veggo tutte sul mio cor passare
le bellezze del mondo a torme a torme.
Vieni! E’ l’ora dei sogni sovraumani,
o Donna de la Vita e de la Morte.
Il prodigio su l’anima è imminente.
Più nobili dei lauri le tue mani
cingano le mie tempie ove già forte
pulsa il ritmo dell’opera nascente.
Santa Margherita Ligure – 20 febbraio 1898
Gabriele D’Annunzio
1863-1938
Portofino, un Mondo a parte.