Negli anni ’60, questa villa fu acquistata dai fratelli Domenico, Mario e Corrado Agusta i quali fondarono una società, la D.M.C., e vi intestarono detta villa. Ho sentito dire che, per ragioni famigliari, la villa fu lasciata chiusa per parecchi anni, abitata solo nella dipendenza dal custode Giuseppe Oneto, detto Pi. Solo dopo la scomparsa di Domenico e Mario, il conte Corrado diede inizio alla manutenzione e all’adattamento ai tempi moderni: si diede da fare per arricchirla di quelle strutture indispensabili imposte dal progresso, per mantenerla al livello di chi l’ha costruita e degli eredi che l’hanno posseduta.
Così il conte realizzò tutte le opere, sempre nel rispetto della Natura e la corredò di una piscina, un eliporto, un parco giochi con campi da bocce e una palestra scoperta: diede alla villa un accesso carrabile dalla piazza della Libertà, lavorando su una strada già esistente con curve a secco.
Il conte Carnarvon transitava su quella strada con un’Ape carrozzella, mentre il conte Corrado accedeva alla villa conle FIAT 500 modificate nello sterzo anteriore e posteriore e, quindi, senza rischio di incidenti stradali. Di questa proprietà facevano parte anche una vasta quantità di terreni composti da un parco di pini marittimi e di alberi mediterranei di alto fusto, specie sul versante del Golfo di Genova, e da un grande giardino con stradine pedonali e gradini costruiti con la pietra locale, la puddinga.
Il giardino era mantenuto da quattro giardinieri, la casa dal custode e altre persone di servizio. Villa Altachiara ha mantenuto la tradizione della sua nascita e, nel periodo in cui fu abitata dal conte Corrado, era diventata un centro d’incontro di personaggi della politica, dello spettacolo, dell’industria e dell’alta finanza, molti dei quali erano amici del conte.
Agusta possedeva anche un grande yacht, il Mau Mau che, quando faceva rifornimento, caricava solo lui 16.000 litri di carburante: gli invitati trascorrevano su questa veloce imbarcazione anche dei periodi in crociera. La villa era diventata un’istituzione molto importante per l’economia del Borgo perché le feste erano molteplici e spesso: mi ricordo che arrivava appositamente dal Paraguay il complesso musicale Los Paraguayanos e che i festeggiamenti terminavano dopo la levata del sole.
Questo è stato il periodo del dopoguerra più florido per Portofino e non solo: la pubblicità del Borgo era a livello internazionale e il porto era pieno di yacht con bandiere italiane ed estere. Come già accennato in altri capitoli, ad un certo punto le cose cambiarono totalmente: la contessa Francesca Agusta diventò proprietaria della società D.M.C. e, siccome possedeva altre proprietà in centro America, passava laggiù lunghi periodi dell’anno e Portofino passò “in secondo piano”, così come mancò anche un periodo interessante e di alto livello.
Dopo la tragica fine della contessa, la proprietà fu gestita dal signor Maurizio Raggio: speriamo che questa nobile casa, che è stata abitata da persone che hanno donato prestigio a Portofino nei tempi passati, possa ritornare ai suoi primordi, così cari ai Portofinesi. Grazie a Giovanni Carbone.
Portofino, un Mondo a parte.