Portofino non fu, almeno fino all’ultimo conflitto mondiale, una stazione climatica in qualche modo paragonabile alle vicine Rapallo e Santa Margherita. Esistevano un paio di importanti alberghi, ma la presenza di facoltosi residenti stranieri era limitata e, in genere, legata alla costruzione o al restauro di dimore signorili o ad occasionali soggiorni in queste ultime. Nella primavera del 1870 Lord Henry Herbert, quarto conte di Carnarvon, partendo da Santa Margherita Ligure giunse per la prima volta a Portofino a dorso di mulo, attraverso il sentiero di Nozarego. Il nobile inglese era un brillante politico, discendente di una antica famiglia di Newbury. La sua fama di statista era legata, in particolare, alla stesura del British North America Act, la legge con la quale il Parlamento britannico, nel 1868, aveva concesso l’autogoverno al Canada. Il Conte acquistò ampi apprezzamenti di vigneti e uliveti, in particolare lungo il crinale della collina in corrispondenza dell’inizio della penisola di Portofino.
Sulla vetta della collina fece edificare, seguendo un progetto di gusto fiorentino, la propria residenza, Villa Altachiara completata nel 1884 con la costruzione di un giardino a terrazze dal quale si poteva godere un’impareggiabile vista. L’edizione inglese del 1913 del Baedeker’s segnala ai lettori l’opportunità di visitare il parco della villa, che la famiglia Carnavon apriva al pubblico ogni lunedì. Nel 1930, la guida di Santa Margherita Ligure e Portofino edita dall E.N.I.T così descrive il panorama che si poteva ammirare dal giardino della villa: «whence the eye sweeps over the immense sea to turn towards to little blue enchanting gulf, where Portofino mirrors the polychromous circle of its houses». Lord Carnarvon morì nel 1890, dopo aver ricoperto ruoli di governo ed essere divenuto, nel 1885, Lord Luogotenente d’Irlanda; il titolo e le sue proprietà passarono al figlio, George Stanhope.
Il quinto conte di Carnavon frequentò assiduamente la residenza portofinese, insieme alla famiglia. In particolare nel corso dei difficili anni di lutti e ristrettezze economiche delle Grande Guerra, la famiglia Herbert si distinse per atti di generosità e filantropia verso la popolazione del villaggio, donando più volte la farina e la pasta necessari per sfamare i portofinesi. Alla morte del quinto conte, la villa di Portofino passò al nipote Auberon. Auberon era nato nel 1922, anche la sua famiglia frequentò assiduamente la residenza in Liguria, tanto che il bambino imparò alla perfezione il genovese. Durante la seconda Guerra mondiale Auberon, essendo stato riformato dall’esercito britannico, si arruolò nell’esercito polacco in esilio combattendo con indubbio coraggio. Dopo la fine della guerra, pur essendo un convinto sostenitore del partito conservatore, non perdonò mai a Churchill di aver ceduto alle ambizioni sovietiche, consegnando l’amata Polonia alla sfera di egemonia russa. Nel corso de gli anni ’50viaggiò molto oltre cortina, soprattutto in Polonia, suscitando il sospetto di essere un agente segreto, una diceria che si divertì a non smentire mai. Alla fine degli anni ’60 Auberon vendette la villa e gran parte dei terreni che la circondavano ritirandosi a vivere in una vecchia casa colonica non distante dalla dimora costruita dal suo antenato.
Poco alla voltasi era disfatto di gran parte delle proprietà della famiglia sul Monte di Portofino, tanto da essere bonariamente soprannominato Landless John. Morì all’inizio degli anni ’70 nella dimora di famiglia a Pixton, nel Somerset. Poco distante da Villa Altachiara sorge il Castello San Giorgio. Era stato acquistato e ampliato al volgere del secolo da un inglese, Stephen Leach, che nel 1910 aveva ceduto la proprietà ad un aristocratico tedesco, il barone Alfons von Mumm ex ambasciatore tedesco a Pechino e proprietario dell’omonima casa vinicola alsaziana. La baronessa von Mumm, Jeannie Watt, era una scozzese, originaria di Aberdeen. Miss Watt si era trasferita molto giovane a Berlino, dove fu introdotta nei più esclusivi salotti aristocratici della capitale guglielmina e divenne intima della famiglia Bismarck. I baroni von Mumm nel 1914 ospitarono il Kaiser Guglielmo Il in visita a Portofino durante una crociera nel Mediterraneo; a tal proposito vale la pena rammentare che nel 1886 i genitori del Kaiser, l’allora principe ereditario Federico Eugenio e la moglie Vittoria, erano stati a loro volta ospiti di Lord Carnarvon nella vicina Villa Altachiara. Il barone, tornato in Germania con l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, nel 1915, pubblicò un interessante libro, Mein ligurisches Heim, in ricordo della sua amatissima dimora portofinese.
Alla fine della guerra la baronessa, rimasta vedova, tornò nella sua residenza italiana. Gli anni del dopoguerra si contraddistinsero per una vita estremamente ritirata e discreta; solo in un’occasione, alla vigilia della ritirata tedesca nel 1945, si recò personalmente presso il comandante responsabile della zona, esercitando tutta la sua influenza di vecchia aristocratica tedesca, seppur d’adozione, per scongiurarlo di non far saltare in aria le banchine del porto e le case ad esse vicine. Quale che sia stato l’esito della sua ambasceria, Portofino venne risparmiata dagli intenti distruttivi delle truppe tedesche in ritirata. Un’altra importante famiglia ingleseche per molti decenni legò il suo nome a Portofino è quella dei Brown. Timothy Brown e la moglia Stuarda Erskine, come già ricordato in precedenza, dopo aver vissuto per otto anni sull’isola Palmaria, nel 1840, a seguito della nomina di Mr. Brown a console britannico a Genova, si trasferirono in città a palazzo Cambiaso.
Brown ricoprì la carica di console per diciassette anni, e poco dopo la sua morte gli succedette il figlio Montague; mentre il fratello più giovane, Frederick – come si è detto – svolse diverse attività imprenditoriali e finanziarie. I fratelli Brown, forse sulla spinta di Lord Carnarvon, acquistarono a Portofino due differenti proprietà: Montague il castello di Portofino; Frederick, qualche anno dopo, quello di Paraggi. Il castello di Portofinofu acquistato da Montague Brown nel 1870 dal demanio militare; il console britannico affidò i lavori di restauro all’architetto Alfredo d’Andrade. Oltre allo splendore del luogo, a spingerlo all’acquisto fu probabilmente la voce secondo cui Riccardo Cuor di Leone avrebbe soggiornato cinque giorni nel torrione del castello alla vigilia del suo imbarco per la terza crociata, nel 1190. Nell’insenatura di Portofino, Montague teneva all’ancora il suo yacht Princess, un tre alberi a vapore acquistato dal principe di Galles. Alla morte di Montague, nel 1905, la proprietà del castello passò al figlio, il colonnello Victor Brown. La famiglia Brownrimase proprietaria del castello fino alla fine degli anni ’40, quando cedette l’edificio al colonnello John Baber e alla moglie Jocelyn, di Londra. I coniugi Baber si dedicarono a pazienti interventi di restauro e a vere e proprie ricerche di archeologia medievale, portando alla luce antiche palle di cannone e alcune maioliche rimaste intrappolate in nicchie ed antichi soppalchi del castello murati da secoli. Nel 1962, dopo aver venduto il castello al Comune di Portofino, i Baber pubblicarono un interessante libro sulla storia del castello, con digressioni sulla loro vita quotidiana a Portofino, intitolandolo Castello, Portofino. L’altra residenza della famiglia Brown in Portofino, il castello di Paraggi, acquistato da Frederick Brown nel 1872 per il prezzo di 5.000 lire, venne sottoposto ad un intervento di restauro e ampliamento affidato all’ingegner Pietro Tamburelli, il quale, seguendo la bozza del progetto di Mr. Brown, rimaneggiò l’edificio secondo linee architettoniche neogotiche.
Frederick Brown mantenne la proprietà del castello fino al 1913, quando lo cedette ad una famiglia italiana.
Portofino, un Mondo a parte.