Questa categoria ebbe un lunghissimo periodo di prosperità a Portofino dall’ inizio nella seconda meta dell’800 e si trascinò a fasi alterne, a causa degli eventi bellici, sino ai tempi nostri, con una nuova economia che con il passare del tempo, e neanche tanto lungo, diede luogo ad un ricambio di attività economiche che ha dato benessere al Borgo. Dopo l’annessione della Repubblica di Genova al Regno Sardo, un cospicuo numero di famiglie straniere che rappresentavano le loro nazioni in Genova, scoprirono Portofino e, una dopo l’altra, in Portofino fondarono una colonia residenziale internazionale: con molta oculatezza, conservarono gelosamente le loro proprietà e se le tramandarono tra di loro per circa un secolo. Gli italiani poterono metterci piede solo dopo la 11 guerra mondiale.Ai primi “albori” delle costruzioni residenziali, chi diede inizio ai lavori di sbancamento e preparazione della superficie per edificare le case era un artigiano di nome Benedetto Gardella, detto “Beneitu”, e del quale abbiamo gia parlato net capitolo precedente. Questo personaggio tra l’altro era motto bravo net costruire i muri a secco con la pietra di Portofino, perchè conosceva motto bene il sistema dell “sparo-mine” per il senso giusto della pietra: questa era di non facile lavorazione essendo formata da “pudinga”, doe un impasto di ciottoli motto duro.La mamma mi raccontava come preparò il suolo del castello Odero, le ville dei Basso e quelle dei Bocciardo a Paraggi. Morì nel 1920 dopo essere stato colpito alla spina dorsale da un masso di pietra, dopodichè il Consigliere, suo cognato, prosegui nella costruzione delle vine. Dal primo pioniere, doe il console Brown che trasformò la fortezza in abitazione civile, tanti altri seguirono il suo esempio cosicchè si diede inizio ad una vera economia locale: solo una persona si inseri nel “carattere straniero” dell’edilizia ed in un tessuto morfologico motto delicato per l’inserimento di nuove costruzioni.
II nome di questo personaggio era G. B. Consigliere, originario di Pieve Ligure che, nella seconda meta del secolo scorso, intuì che a Portofino sarebbe iniziata una nuova epoca poichè passava da Ruta a piedi e raggiungeva Portofino una volta alla settimana: questo dimostrava che altrove non c’era granchè da lavorare. II Consigliere costruì la villa San Giovanni, trasformandola da casa di contadini a villa residenziale di proprietà degli Herbert Carnarvon, i quali acquistarono dai Prato gran parte della Penisola. Una seconda costruzione importante fu quella del Faro Marittimo, sulla punta del Capo. Questo edificio fu inaugurato nel 1900 e diede un grande risalto alla comunità; era un evento perchè indicava il punto preciso in cui esisteva un porto per chi arrivava dal mare.
II giorno dell’inaugurazione fecero grandi feste con l’intervento delle autorità marittime ed anche della banda cittadina. Una terza costruzione, per conto del Sig. Benazzi, fu quella del Villino Aranci che, dopo, passel di propriety ai sig. Fresco Repetto Benvenuto: questo villino fu dimora per oltre mezzo secolo dello scrittore Salvator Gotta, che diede a Portofino molta fama internazionale. Un’altra costruzione trasformata da casa contadina a villa residenziale era la villa Signorile di fronte al Castello Brown: la zia della Cesira Benvenuto vendette il Castello San Giorgio, gia di proprietà di portofinesi, al Sig. Licce, un inglese che era un estimatore di Portofino, che poi a sua volta lo vendette al Sig. Mumm. Lo stesso Licce costruì anche la villa San Martino e questo signore trasformo la casa sull’istmo in villa: sia il San Martino che la casa San Giorgio avevano le facciate a righe gialle e blu sino al mare, tanto che qualche persona anziana la ricorda ancora oggi. Dopo, il Consigliere costruì per la famiglia Basso, un nome antico di Portofino, la villa San Sebastiano (oggi Emanuelli), la villa Aurelia (oggi Croce), la villa Belvedere (oggi Corbetta), la villa Delta ed il Piccolo Hotel dei Bruzzo e la villa del Vexinaro per conto del compositore tedesco di musica Crem.
Nel 1912 il barone Mumm comprò dal Licce la casa di San Giorgio e la trasforme in castello, costruendo la torretta e tutta la parte sugli scogli sul mare aperto. Nel 1913 costrui per conto del senatore Odero il castello sopra Cajega, con progetto del famoso architetto Copeck., dopo, per conto dei Trossi la villa Bianca nella penisola, trasformò da casa di avvistamento in abitazione civile con annessa darsena la Battaglia, oggi dimora dei Berlusconi, ed altre due piccole costruzioni verso il Capo. Costruì per conto di un altro inglese, il sig. Bunz, la casa che porta alla spiaggia dell’Olivetta che, dopo la morte del Bunz fu lasciata in eredità al contadino; trasformò in abitazione civile il Castelletto, che era un punto di avvistamento fin dai tempi dei saraceni da dove si facevano i “fuochi” per dare l’allarme alla costa del Tigullio: questa casa fu per lungo tempo dimora di un noto giornalista inglese, il Clifford. Fece la totale ristrutturazione della villa Valdameri (dopo Mondadori), nonche costruì la villa Buon Accordo per conto della Signora Mumm, cognata della Baronessa del Castello San Giorgio, e la villa Algaiola a Paraggi, per conto dei Trossi. Costrui per conto dei Minuto la “congiunzione” fra le case sulla Calata Marconi: un opera motto interessante di risanamento, ma i maggiorenti di Portofino “diedero del miope” al Minuto, allora sindaco di Portofino, e dissero che avrebbe “buttato al vento” i soldi investiti nelle costruzioni, cui diede il nome di Palingenesi. II Consigliere alzò nel centro storico diverse costruzioni di notevole importanza, cosi come realizzò nel Fondaco la costruzione per il rimessaggio degli attrezzi edili e le rispettive case per i dipendenti più fidati, poi costruì il mattatoio privato dei Bennati ed ancora ristrutturò per conto del Rocca tutte le case sopra il “Caffe Excelsior”.
Non do cenno a tantissimi rialzi nel centro storico e sulla Calata perchè non sono di notevole importanza, ma erano comunque opere realizzate con “carattere figure” e con buon gusto, senza offendere le caratteristiche ambientali: le si potrà confrontare fra loro mediante le fotografie. Prese l’appalto della strada che dalla Chiesa parrocchiale scende nella piazza delle Carrozze con l’allaccio al porto, oltre agli appalti delle banchine dello stesso, realizzandone dei tratti e facendo anche manutenzioni marittime in genere. Questo operaio arrivato dalla Pievesi sposò a Portofino con una Giuffra di nome Maria, una famiglia originaria della Fontanabuona che a Portofino diede lustro ed esempio di lavoro assiduo: ebbero quattro figli Caterina e Teresa, Giovanni e Paolo, detto “Ninin” che seguirono con abilità e tenacia il mestiere del padre; il “Ninin” “diede i natali” al Carillon nel lontano 1930 e le sorelle lo amministravano contemporaneamente all’impresa edile. L’impresa Consigliere a stata una vera e propria scuola da muratori che, per lungo tempo, era l’indotto economico del paese: da questo pioniere della nuova economia, che contemporaneamente si trasformava in turismo, tanti “figli d’arte” incominciavano le loro avventure di artigiani, dei quali mi ricordo i nomi di quelli della mia generazione. Incominciando dal Gerolamo Viacava, che era il suo allievo prediletto, il Carmelo Paulillo, detto “Sin”, il Domenico Sacco detto “Mingo”, il Gerolamo Devoto, anch’esso motto fidato, l’Enrico Indaco: tutti questi si erano poi messi in proprio, ma sempre sotto l’occhio del vecchio, che non era affatto geloso dei suoi pupilli e continuava a dare loro consigli ed aiuti, trattando con architetti ed ingegneri a livello internazionale.
Nello stesso periodo, si diversificarono altri mestieri inerenti all’economia edile, come il Nunzio Giardina, doe il fabbro “Moro”, che apri un laboratorio del ferro lavorandolo con abilità insieme ai figli Giovanni e Guido che, con la loro arte, hanno arredato le più prestigiose ville portofinesi; cosi il Giovanni “Dido” Rastelli che aveva la bottega da falegname, ma i suoi figli purtroppo non continuarono il mestiere paterno, cosi altri operai esperti net preparare le superfici per le costruzioni delle ville, si perfezionavano nello sparo delle mine e nelle costruzioni dei muri a secco.Ricordo il nome di Cesare Casazza e di Eugenio Arata che prima lavorarono anche per Benedetto Gardella, anziano muratore che realizzò diverse opere importanti tra cui molti muri nella strada che daParaggi arriva a Portofino, ossia la allora nuova strada carrozzabile, nonchè i muri di cinta della villa Prato e del Sabaino. Altri ragazzi che sono stati allievi di questi personaggi hanno intrapreso, con l’avvento del turismo, nuovi mestieri in linea con i tempi come giardinieri, guardiani, custodi ed amministratori di fondi ed altri lavori inerenti alla nuova economia. II più bravo allievo del Consigliere fu il Gerolamo Viacava che, sulle orme del maestro, realizzò nuove ville come la villa Makale, la villa Rosa, il Vitrale, la seconda villa Makale del Bortolotti ed altri lavori importanti di ristrutturazione nel centro storico. L’ultimo “artista di facciate”, specializzato nella tecnica dell’arenino, fu Emilio Vargioni detto”Nittu” o “il Professore”, allievo del famoso pittore Franceschetti: non era nato a Portofino, ma fu considerato portofinese “d’adozione” per i suoi “meriti artistici”.
Oggi esistono in Portofino dei buoni artigiani che continuano la loro attività con lo stesso amore dei loro antenati, che realizzavano le opere edili sempre in conformità con l’arte della natura: il Mauro Ramasco ed il figlio Paolo, persone motto stimate nell’ambiente, il Giuseppe Viacava detto “Piccio”, un artigiano allievo del Consigliere, una persona che non fa parlare di se ma che, nella sostanza, motto considerato dai nostri ospiti e quindi non manca mai di lavoro; questi a coadiuvato dai figli Roberto ed Alessandro, in ultimo possiamo ricordare i fratelli Mino e Gerolamo Viacava che, prospettandosi altri tempi ed altre economie, stanno differenziando le loro attività anche in negozi. Altre imprese hanno effettuato altre costruzioni nel Borgo, sempre nel rispetto del “carattere ligure locale”, come i Poggi ed i Perugi che avevano costruito la villa dei Finollo e quella dei Foligno negli anni ’30, i Poggi hanno realizzato le case popolari della IACP: l’impresa Solari di Chiavari, poi, realizzò il palazzo, detto “dei Leoni”, il villino Bianco, il garage dei Benvenuto ed il Teatrino detto “dei Balilla”.
Nel dopo guerra, si realizzarono delle opere pubbliche importanti: l’impresa lacassio realizzò la chiesa di San Giorgio distrutta dagli eventi bellici, le case popolari comunali di via del Fondaco, la casa del Gimelli sempre nel Fondaco, I’acquedotto comunale con le relative cisterne; poco dopo, il Poggi realizzò la villa Harrison e la villa Toie al Vexinaro. Altre imprese per lunghi periodi si alternavano in Portofino per realizzare lavori “discutibili” di cui parleremo in un altro capitolo. Un ricordo va quindi in favore della famiglia Consigliere, il cui capostipite ha regalato ai portofinesi non solo il lavoro e un indotto economico sino alla II guerra mondiale, ma ha anche dato benessere alle famiglie, dando I’esempio che ogni uomo che possiede grinta e buona volonta può in Portofino iniziare molteplici attività, comportandosi sempre con onesta e sincerità. Voglio dire, per “gettare un sasso nello stagno”, che nel fameglio della chiesa di San Giorgio sono nominate delle persone che hanno contribuito a far conoscere Portofino nel mondo, ma non sono nominati quei personaggi che hanno dato lustro ed arte a Portofino al punto che hanno parlato di loro anche i libri degli architetti ed i libri della Marina Mercantile: mi riferisco al nome G. B. Consigliere ed al nome di capitan Sanguineti. (Grazie a Giovanni Carbone).
Portofino, un Mondo a parte.