Quando si parla di San Fruttuoso con chi conosce questa splendida località del promontorio di Portofino, pochissimi sanno che il nome completo dell’abbazia, nucleo del piccolo villaggio, è San Fruttuoso di Capodimonte. Perché Capodimonte lo spiega il toponimo; perché San Fruttuoso, la leggenda che brevemente riportiamo. Arrivando dalla Spagna i preti Giustino e Procopio di Terragona volevano raggiungere il litorale ligure per portarvi le ossa di San Fruttuoso, arcivescovo di Braga, fondatore di monasteri in Spagna e Portogallo, che era stato martirizzato nel 262. Li sorprese una forte tempesta al largo di Portofino ed ecco che apparve a Giustino l’angelo del Signore; questi gli promise di portarli in salvo in un anfratto del monte dal quale avrebbe cacciato un drago pestifero.
Essi avrebbero dovuto poi costruire una chiesa in quel luogo ove, sotto la roccia, vi era una fonte zampillante. Fu così che la località dove fu costruita la chiesa e, in seguito, il monastero dei seguaci di San Colombano e di San Benedetto venne chiamata San Fruttuoso. Qui si sviluppò l’abbazia che tanta importanza ebbe nel golfo Tigullio fino al XII Secolo. L’abbazia esercitava i diritti di caccia e di pesca sull’intero promontorio e, inoltre, la comunità monastica poté incrementare l’agricoltura soprattutto nel versante orientale del promontorio di Portofino, più adatto alle colture. La sottomissione poi di moltissime pievi della costa e dell’entroterra fino a raggiungere le lontane diocesi di Tortona, di Bobbio e di Brugnato furono la conseguenza di numerose donazioni.
In previsione del fatidico anno Mille, che doveva segnare la fine del mondo, numerosi feudatari e gli imperatori stessi si privavano di terre da lasciare alla chiesa. Va ricordata particolarmente l’imperatrice Adelaide o Adalgisa di Borgogna che donò terre dell’Oltregiogo per la salvezza spirituale sua e dell’imperatore Ottone I e per ringraziamento di quella fisica del figlio Ottone II scampato a un grave pericolo. Anche l’isola di Sestri Levante apparteneva all’abbazia e possiamo quindi parlare della supremazia abbadiale sulle terre del Tigullio. Pur appartenendo San Fruttuoso alla marca januensis costituita da Berengario II nel 950 e affidata agli Obertenghi, i rapporti fra l’abbazia ed i marchesi furono tali che l’esistenza di numerosi signori, i Fieschi, gli Este e i Malaspina, affermatisi i primi sopratutto nel Tigullio orientale, ritiratisi i secondi rispettivamente nella pianura del Po e sugli Appennini, non rappresentò un pericolo serio per l’Abbazia.
Il 1133 è una data molto importante nella storia non solo della chiesa genovese ma anche di quella dell’abbazia di San Fruttuoso perché Papa Innocenzo II, avendo separato la diocesi di Genova dalla sede metropolitana di Milano, la eresse in arcidiocesi con Siro II. Con questa riorganizzazione del territorio i monasteri non hanno più la certezza di poter tutelare i confini delle loro proprietà dalle insidie dei signori laici e di altri organismi diocesani e incominciano ad appoggiarsi a Genova che, interessata ai buoni rapporti con l’abate al fine di espandersi nel Levante, tutela gli interessi dell’Abbazia sul Monte di Portofino. Nel 1162 Papa Alessandro III, per potersi giovare dell’appoggio dell’Abate di San Fruttuoso, ancora ricco e potente, riconferma in un privilegio i diritti dei territori soggetti all’abbazia. Erano i tempi delle lotte con Federico Barbarossa il quale gli aveva contrapposto l’antipapa Vittore V.
Portofino, un Mondo a parte.