(di Remo Cremona) – La cantante Irene Grandi ieri a Portofino Santa Margherita Ligure. Al quarto appuntamento di “Palco sul Mare” è arrivata lei, dopo il Festivalbar e il tour per l’Italia. Appena in ritardo sul programma, si è presentata in camicia chiara, un poco trasparente, con un piccolo foulard anch’esso chiaro. Sotto un corpetto nero. Pantaloni neri e guantini, tipo quelli degli amanti del volante, neri. Avvolta nel fumo cammina sicura, appena sensuale, sorridente con un filo di trucco e piena di energia. Sembra ricalcare le donne di questo millennio. Sicure, provocatrici ma in fondo fragili e piene di insicurezze. Lei lo racconta in tutte le sue canzoni. Storie d’amore, di passione, di delusioni d’amore verso questo ragazzo, questo uomo che sembra farla sempre soffrire. Nelle labbra dei tanti giovani presenti le sue parole, segno di una certa popolarità raggiunta. Nella piazza della vela stilizzata, il pieno. Irene canta, senza fermarsi. Un pezzo dopo l’altro. Il ritmo è quello del rock, del groove, ma poi si siede, al centro del palco, con voce roca e occhi languidi, e racconta l’amore, quello che stringe il cuore. Con lei mille voci assieme, a fare coro nelle parole più forti, quelle che puntano dritte.
Un cambio d’abito nel mezzo del concerto. Torna con le spalle scoperte, con un vestitino sino alle ginocchia. Urla, si intrattiene con il pubblico. E’ toscana di accento e si coglie subito. I testi sono studiati, ci sono le quartine e alcune rime. Non sono banali. Usa spesso metafore per raccontare cose del cuore. Una specie di gianburrasca che salta che gira e che a volte però, ammicca pose e sguardi sexy. La platea pare assorbita. Mani in alto a battere il ritmo e lei sopra che corre in tutto il palco. L’età media è molto giovane. Fa piacere vederne così tanti a Santa Margherita Ligure. Dopo il concerto, sulla roulotte come camerino, stappano spumante. Il segno che tutto è andato bene. Mi è piaciuta. E’ fresca, piena di sorrisi, maliziosa il giusto e molto positiva come simbolo per i giovani. Unica nota l’acustica. A volte la distorsione del suono copriva le parole. Poi una domanda: l’orientamento della vela non era meglio verso il mare? Si poteva vedere Irene cantare, la luna, sentire il vento correre nel viso e magari chi era seduto al ristorante o bar poteva vedere qualcosa.
Portofino, un Mondo a parte.