Il territoriointeressato dalla carta della vegetazione si estende per circa 1845 ettari e comprende l’intera area di pertinenza del Parco del Monte di Portofino (1143 ettari circa) e la cosiddetta ‘area corridoio” (702 ettari circa), che si sviluppa a ridosso e lungo la linea di confine interno di quella del Parco stesso. Da una parte, il suo limite coincide con la linea di costa che va da Camogli a Santa Margherita Ligure e, dall’altra, con una linea che, partendo sempre da Camogli e lasciando fuori i maggiori agglomerati abitativi, si sviluppa verso l’interno, fino alla linea di costa che tocca Santa Margherita Ligure. I substrati geolitologici sono in gran parte costituiti da “Conglomerato di Portofino” e “Calcari del Monte Antola”; a essi si associano a volte coltri detritiche di varia natura. Conseguentemente l’andamento geomorfologico è alquanto vario, con prevalenza di forme anche aspre e frequente presenza di dirupi e spuntoni rocciosi, con diverso grado di alterabilità e erodibilità.
La sommità di quota massima (610 m s.l.m.), di natura conglomeratica, è quella del Monte di Portofino, dove era installato il “semaforo vecchio”. Sommità di altitudini minori, in parte in linea con questa, sono, verso sud-est, quelle, ancora di natura conglomeratica, di Monte delle Bocche (506 m) e di Monte Pollone (488 m) e, verso nord, quelle calcaree di Portofino Vetta (428 m), di Monte di Ruta (417 m) e infine, dopo il Valico di Ruta, nell’area “corridoio”, di Monte Esoli (441 m), di Monte Chiapparolo (477 m) e di Monte Ampola (578 m), che si trova lungo la linea del limite nord di quest’ultima area. Il grado di acclività naturale è nel complesso molto alto in tutti i versanti e l’innalzamento attitudinale dalle linee dei fondovalle e della costa è comunemente repentino; così, ad esempio, se consideriamo la linea congiungente la sommità del Monte di Portofino con la “Cala dell’Oro”, il punto della linea di costa a essa più vicino (appena 1,05 Km, in orizzontale) vedremo che è inclinata di oltre 30° e ha quindi una pendenza media del 59% circa.
Da queste sommità e dalle linee di cresta principali a esse collegate si diramano, con orientamenti diversi, incisioni vallive ora più ora meno profonde, talune incassate a tratti, alternate a ripide pendici tra linee di cresta secondarie, costoni, spuntoni e blocchi rocciosi ben prominenti e in parte strapiombanti, soprattutto verso il mare. Oltre a quelle passanti per le sommità prima menzionate, linee di cresta secondarie alquanto marcate, sono quelle che dallo stesso Monte di Portofino scendono, a ventaglio verso San Fruttuoso; verso Punta Torretta; verso Monte Tocco, Semaforo Nuovo e oltre, fino a Punta Chiappa; verso San Rocco ed oltre, fino a Camogli. A causa delle forti pendenze, le linee di impluvio vallivo hanno sviluppi modesti. Pochi sono dunque i corsi d’acqua di qualche rilevanza, tutti a regime torrentizio, anche se non mancano sorgenti permanenti, in gran parte captate per l’alimentazione degli acquedotti.
Tra i principali torrenti è da citare il Rio Gentile, che è il collettore principale del bacino imbrifero compreso tra il Monte di Portofino e le linee di cresta che da esso si prolungano in direzione e fino a Camogli, da un lato, e al Monte di Ruta, al Valico di Ruta, al Monte Esoli e da quest’ultimo verso e fino a Camogli, dall’altro. Torrenti più corti, come Fosso dei Bruchi, Valletta di Bricco, Vallone Cala dell’Oro, Vallone Fontanini, Fosso San Fruttuoso, Valle Ruffinale, Valle Vescini, si trovano nella parte rivolta verso la linea di costa, girando verso sud e proseguendo fino al limite est, mentre, da qui, procedendo verso nordovest, nella parte rivolta verso il confine di terra, si sviluppano bacini con corsi d’acqua di maggior rilevanza, come Fosso dell’Acqua Viva, Torrente dell’Acqua Morta, Fosso Magistrato, Fosso San Siro, Torrente Bana.
Per una caratterizzazione climatica generale ci si può basare su dati effettivi di stazioni meteorologiche interne (Semaforo Nuovo, 427 m; Punta Chiappa, 5 m) e esterne (Chiavari, 5 m) al territorio stesso (GENTILE A. e VAGGE, 1992). A caratterizzazioni puntuali si può arrivare mediante valori termici medi ipotetici, basati sulle variazioni connesse con i rispettivi gradienti altitudinal i. Così, ad esempio, oltre a diagrammi ombrotermici riferibili alle tre citate stazioni meteorologiche, se ne possono costruire altri (GENTILE A., 1993 e 1995) riferibili a siti di differenti altitudini, riguardanti anche aspetti vegetazionali particolari. In base a questi dati, ai diagrammi ombrotermici e ai valori di alcuni indici climatici classici da essi ricavabili, come l’indice di aridità di De Martonne (variabile da 36 a 50), il pluviofattore di Lang (variabile da 61 a 82), l’indice pluviotermico di Emberger (310, per Chiavari), il territorio rientra nel macroclima mediterraneo umido e perumido, a inverno temperato.
Detto questo bisogna però sottolineare che, anche sulla base di presunte variazioni termiche altitudinali, non sarebbe possibile tracciare zonazioni mesoclimatiche bastevoli alla distinzione delle molteplici situazioni stazionali in cui le effettive condizioni microambientali sono determinate da precise condizioni geotopografiche (esposizione, acclività, incisioni e inforramenti, schermature e ombreggiamenti naturali, eccetera), con conseguenti variazioni microclimatiche veramente rimarchevoli. Grazie a Parco di Portofino.
Portofino, un Mondo a parte.