Il promontorio di Portofino in Italia, una delle aree di maggior pregio della Liguria, si offre allo sguardo di chi giunge per terra o per mare con l’imponenza delle sue rocce, che si immergono a precipizio nelle acque. E’ una grande massa trapezioidale di circa venti chilometri quadrati, che si stacca dalI’arco ligure protendendosi nel mare aperto a formare ad ovest il Golfo Paradiso e ad est il Golfo Tigullio, a levante di Genova, capoluogo della Liguria. Due golfi di eccezionale bellezza paesaggistica, degna cornice d’un promontorio di grande interesse naturalistico e storico.
Caratteristiche geomorfologiche
Il complesso montuoso,una lingua di terra, che si tuffa nel mare e frutto d’una singolare sovrapposizione di due tipi di rocce sedimentarie, facilmente osservabile soprattutto sui versanti occidentale e meridionale. La sua radice e formata da un complesso di calcari marnosi, argille scistose ed arenarie sedimentate in un bacino marino. Si tratta del calcare del Monte Antola, risalente al Cretaceo superiore, circa 60 milioni di anni fa, comune a gran parte delle falesie che compongono la costa da Genova a Chiavari.
Ad esso, nel versante meridionale si sovrappone un conglomerato di più recente formazione, detto puddinga o conglomerato di Portofino, caratterizzato da grossi ciottoli cementati da sabbia e tango. E’ una piastra spessa alcune centinaia di metri, in una zona di alta pressione, inclinata verso il mare aperto, risalente presumibilmente aII’Oligocene, circa 30 milioni di anni fa, un’età attribuita per analogia con altri conglomerati di rilievo più o meno accentuato, non essendo presenti nella puddinga tracce di fossili che possano aiutare a datarla con certezza. II conglomerato si è formato in una fase di intensa erosione della vicina terraferma, che stava emergendo dalle acque del mare, in concomitanza con il sollevamento generale del bacino di sedimentazione.
Sono visibili dal mare sulla parete rocciosa concrezioni alabastrine e colate di elementi calcarei determinate dalla circolazione sotterranea delle acque.
La morfologia non muta scendendo sotto il livello del mare: le pareti di conglomerato si mantengono quasi verticaIi per una trentina di metri o anche più addolcendo poi la pendenza e cedendo il posto a distese pietrose, sabbiose e fangose. L’asperità del conglomerato la frequente presenza di frattature e tettoie, l’orientamento vario rispetto ai punti cardinali, la diversa esposizione alla luce sono fattori che favoriscono lo sviluppo di una serie innumerevole di organismi vegetali e animali.
La forte insolazionee la protezione offerta dal promontorio ai venti settentrionali contribuiscono a determinare quella che ii professor Enrico Tortonese definì un’oasi xerotermica, ovvero un polmone termostatico esente da eccessivi sbalzi di temperatura. La forte evaporazione dovuta al lungo periodo di insolazione e l’assenza di rilevanti corsi d’acqua fanno sì che la concentrazione salina sia piuttosto elevata; le correnti procedono da est verso ovest, ma in prossimità del promontorio si formano controcorrenti in direzione opposta.
Le maree sono di modesta entità, intorno ai 30 centimetri, le mareggiate con venti di scirocco o di libeccio sono prevalentemente invernali. Le foschie risultano particolarmente intense se soffiano venti di levante. La temperatura dell’acqua varia mediamente dai 13°C in primavera, ai 24°C in piena estate, ai 20°C in autunno e ai 16°C in inverno.
Portofino, un Mondo a parte.