Il monastero della Cervara che si trova a metà strada tra Portofino e Santa Margherita Ligure, è un importante complesso che dal Medioevo accolse moltissimi ospiti illustri di passaggio nella Riviera di Portofino. II toponimo della Cervara risale alla famiglia Cervaria che era proprietaria di molti terreni di quella località ma l’etimo deriva da Cervaria con le varianti Servana, Sylvaria da Sarvea, vocabolo dialettale che significa appunto selva Le selve e la presenza del mare rendevano quel luogo solitario difficilmente accessibile e particolarmente adatto alla meditazione e alla preghiera.
Nel 1361, l’arcivescovo di Genova, Guido Scetten, anima gentile di poeta, visitando Portofino, volle che sulle più alte rupi della località vicina, detta “Cervara”, dov’era stata costruita probabilmente una cappella, fosse la residenza del suo sogno per poter Ià ritemprare, in lunghe pause di silenzio e di studio, l’animo affaticato dalle diuturne cure del ministero.
Con il passare del tempo, nel 1430, monastero e chiesa si trovarono in uno stato miserevole. Per effettuarne il ripristino non bastavano gil affitti dei terreni sicché fu necessaria una bolla del papa Eugenio IV the dava al priore “… facoltà di assolvere usurai e pirati da qualunque reato o pena mediante l’erogazione di una somma di denaro per la riparazione della fabbrica…”.
Nel corso del XVI secolo divenne necessario erigere una torre difensiva; le vicende della sua costruzione meritano di essere ricordate. Nel 1553 l’abate Mauro si recò a Praglia al capitolo generale della congregazione cassinese per sottoporre la richiesta impellente del suo monastero di erigere una torre. Ottenuta una certa somma e non avendola ritenuta sufficente, chiese ai suoi religiosi di integrarla con un contributo personale di 7 lire.
Nel 1556 il Doge e il Senato finalizzarono per questi lavori le rendite della Sacristia della curia di Rapallo per il 1557. II ricavato fu custodito nella camera dell’abate in attesa di ulteriori finanziamenti che rendessero possibile la ripresa dei lavori ma, nel settembre del 1562, Pietro de Curris di Bobbio, famiglio del monastero, entrò nella camera dell’abate mentre i monaci erano in chiesa a pregare, rubò parte di questi denari e fuggì. Fu arrestato e processato il 15 aprile dell’anno seguente ma nuovamente scappô. Nel XVI secolo la chiesa si arricchi di opere di pittori famosi tra le quali ricordo il polittico di Gerard David, ora nella Galleria di Palazzo Bianco a Genova, tele con la Beata Vergine e altri dipinti con Maria attribuiti ai Piola.
Con l’avvento della Rivoluzione Francese (Repubblica Ligure) e dei francesi poi, (saccheggi di Napoleone) molte opere d’arte, purtroppo, presero il volo verso la Francia e chiesa e abbazia andarono in rovina. Nel 1807, non senza diatribe fra le parrocchie, il Tesoro della Cervara (Croci, turiboli, pissidi ecc.) fu suddiviso fra la chiesa di Portofino e quella di Nozarego. In seguito alle richieste degli abitanti del luogo, la Repubblica Genovese cedette la Cervara ai Trappisti di Valle Santa ma, nel 1810, l’imperatore Napoleone sopprimeva definitivamente il monastero che passava al Demanio. L’abbazia benedettina restò chiusa fino al 1859 quando dal seminario di Chiavari, cui era stata affidata da Carlo Alberto nel 1824, fu ceduta a! conte Giuseppe Pessagno, la cui vedova la vendette, a sua volta, insieme ai terreni annessi, al marchese Giacomo Durazzo.
Questi, mediante convenzione del 1871, passava il suo diritto ai padri Somaschi del collegio di San Giorgio in Novi Ligure a condizione che essi vi impiantassero un convitto e riparassero la chiesa e gli altri locali senza recar danno all’antico disegno. I Somaschi tennero il cenobio dal 1877 al 1901 e, in quel periodo, furono realizzati lavori di restauro dai fratelli Vairo che organizzarono nei locali della abbazia incontri. culturali.
Successivamente abitarono l’abbazia i Certosini di Mongères e Montrieux, cacciati dalla Francia, nel 1903, ai tempi di Pio X finché nel 1937 l’intera proprietà fu venduta ai conti Trossi che l’hanno posseduta flno al 1993 e poi ceduta ad una società di Milano che ha ormai completato la ristrutturazione della chiesa, del chiostro e della torre; inoltre, sotto la guida della Sopraintendenza alle Belle Arti, recupera quello che è possibile degli affreschi quattrocenteschi scoperti nelle cappelle.
Purtroppo l’utilizzo del monastero è incentrato sulle cerimonie private – chiuse al pubblico – e le date per poterlo visitare assieme al bellissimo giardino all’italiana, si riducono a qualche giornata all’anno. Di solito durante la primavera dopo il periodo pasquale.
Portofino, un Mondo a parte.