Con il finire del XIX secolo, Portofino cessava di essere un paese isolato dal continente, dove non esistevano strade e vi si accedeva soltanto per via mare, oppure per i sentieri del monte che erano percorribili solo a piedi. La strada carrabile che univa il borgo con Santa Margherita fu costruita nel ‘900: con questo importante evento, Portofino dovette affrontare una grande trasformazione anche economica che, unita all’esperienza turistica gia acquisita, permetteva di costituire una nuova categoria di lavoratori. Questa non tardò ad organizzarsi per poter dare servizi di trasporto di genere diverso alla comunità, collegando il servizio alla ferrovia e con altre attività inerenti e contribuendo cosi a dare più benessere alla popolazione.
II primo ad avere la concessione per il trasporto della posta fu il Silvio Gazzolo, detto “Baxian”, che era stato per lungo tempo il postino del posto. II figlio Angelino continuò sulla strada del padre dando incremento al servizio, poichè vi era oltre al traffico locale un incremento di passeggeri turisti. Lo ricorda cosi la nipote, Anna Bruno: — “Pensando agli anni belli della mia gioventù, molti sono i ricordi che affollano la mia mente: appartengo ad una famiglia che ha trovato nel lavoro motivo di vita, continuato poi nelle nostre varie generazioni. Mio nonno Silvio, grande lavoratore, iniziò la sua vita lavorativa come procaccia postale con una barca a remi, perchè ancora non esistevano ne motori ne strade.
Con il passare degli anniecco finalmente la strada, al che dalle barche si passò al calesse, poi ai vari traini a cavallo che erano due per ogni vettura: c’era quella estiva aperta con un piccolo tetto per il sole e quella per l’inverno chiusa a vetri, perchè certi giorni vi erano pioggia e vento. Nei miei ricordi, ci sono anche i periodi della scuola in cui era necessario andare con il traino a cavalli. Mentre succedeva questo, il bravo nonno si occupava anche di molte altre cose; nella piccola proprietà che aveva sulla piazzetta nasceva un bar: gli stranieri venivano all’ora del tè per bere cioccolata con panna montata. II tutto con grande gioia della famiglia e, a poco a poco, il piccolo bar divenne un piccolo ristorante: chi si occupava della cucina era la mia meravigliosa mamma, appassionata del buon mangiare.
Da grandicello io mi ricordo quando i vari clienti, tra cui molti industriali, venivano in cucina per ringraziarla ed abbracciarla. La zia Lina, sorella della mamma, imparò con grande buona volontà alcune lingue, per cui non fu facile anche aiutare il nonno che nel frattempo era diventato amministratore delle nobili famiglie inglesi Brown e Carnarvon, entrambe padrone delle più belle ville di Portofino. Un bel giorno, ecco comparire il signor Marconi con l’ambasciatore del Giappone:che orgoglio per Portofino! Ed io, per ringraziarlo dell’onore della sua visita, gli andai incontro con un mazzo di fiori.”- Poichè alcuni turisti avevano fondato in Portofino una vera colonia residenziale permanente, cominciarono ad affacciarsi sul posto le prime carrozze a cavallo ed i famosi vetturini, per offrire ai turisti il giro panoramico ed escursionistico.
Questi particolari si ricordano anche perchè li hanno tramandati i nostri avi. I nonni delle persone che si dedicavano a questa attività era Emanuele Viacava, detto “Menelik” del ramo dei Ciccianti: questa persona, motto attiva ed intraprendente ed originaria di Portofino, ebbe per primo il senso dell’economia turistica e mise in pratica diverse iniziative al servizio della comunità. Parti con il tram a cavalli in concorrenza con i Gazzolo che avevano le carrozze a cavalli, costruì un osteria, il forno del pane, il negozio di alimentari, il frantoio da olive, il mulino del grano e, adeguandosi ai tempi, passò ai taxi con i figli Battista e Giuseppe ed il genero Carlo Rosselli. Mano a mano che il tempo passava, arrivò a possedere il banco dei pizzi, barche a motore ed a vela, una barca da pesca, 10 appartamenti ed altrettanti magazzini, fu insomma un vero capitano di industria: credo che il suo soprannome gli fosse stato attribuito proprio per il fatto che, nel suo piccolo, si era costruito un impero economico-immobiliare.
Emigrata da Santa Margherita Ligure a Portofino, la famiglia Fasce si dedicò a due attività: quella dei fornai e quella dei vetturini con le carrozze prima, e con i taxi dopo; ricordo ad esempio il Giacomin, detto “7 e 1\2”, che è stato sempre l’autista della baronessa Mumm: quando la Baronessa era di partenza,i bambini di Portofino erano molto contenti perchè sapevano che, al suo ritorno, lei non avrebbe dato una mancia ad ognuno di loro che la circondava festante, ma un oggetto a testa da trasportare, come una borsa od altro, cosi, all’arrivo al castello, gli avrebbe dato una ricompensa a seconda dell’età. Era un modo gentile di fare un piccolo regalo, senza far sembrare che fosse un elemosina. Nella famiglia Fasce vi erano anche il Francesco detto “Pigna” ed il Giuseppe “Pippo” detto “lo Spendone” che, quando andava a dormire, doveva stare attento a non fare rumore perchè, avendo l’abitazione sopra la stalla, il cavallo avrebbe nitrito tutta la notte per la fame a causa della scarsa disponibilità economica del padrone.
L’ultimo tassista della “vecchia guardia” dopo la seconda guerra mondiale fu Luigi Lodi, detto “Gino u macaron”: questo personaggio andò a far parte della famiglia della “Benitta” perchè sposò sua figlia Angela, erede di Battista Viacava “Menelik”. II Gino era un uomo molto gioviale, simpatico a tutti, e amava molto lo scherzo: per il suo lavoro, si era attrezzato con automobili atte a intraprendere lunghi viaggi, anche internazionali. Voglio raccontare un aneddoto che, in seguito, fece il giro del mondo e che suona come una barzelletta a doppio senso. Luigi prestava servizio presso l’armatore Fassio: si era negli anni ’50 e, poichè non esisteva ancora l’autostrada, per recarsi a Roma si percorreva la via Aurelia e il viaggio durava 7-8 ore.
Durante questi viaggi per i vari ministeri, si facevano discorsi di ogni tipo: ad un certo punto, il Gino capi che il commendatore dava segni di stanchezza e si preparò a dargli un consiglio, dicendo:”Commendatore, ma chi gliela fa fare questa vita? Si ritiri definitivamente a Portofino, è proprietario del Castello, della Cipressina (una dependance), del Circolo Marinai, dei motoscafi, delle barche da pesca. In fondo ha tutto quello che gli altri non hanno.” L’armatore gli domandò:” Voi siete mai stato in aereo?” L’autista rispose:”Si, commendatore. Appena finita la seconda guerra mondiale ho fatto un viaggio in America a prendere i liberty, cioè i piroscafi che gli americani avevano assegnato agli armatori italiani.” E il commendatore:”E a che quota volavate?” E il Gino: “A 8.000-10.000 metri.” “Bene – gli rispose Fassio – avete mai provato a scendere dall’aereo a quell’altezza?”
Con l’avvento dell’automobile, non tardò ad aggiungersi alle carrozze il servizio di taxi. Cosi, l’Angelino Gazzolo, erede dei pionieri portofinesi, ottenne la prima concessione della linea di corriere quale collegamento tra Portofino e la ferrovia di Santa Margherita. Questa nuova economia diede impulso all’arrivo dei turisti, ma la nuova strada terminava dalla Chiesa e produceva cosi una vera congestione sulla salita della stessa: la municipalità doveva eliminare urgentemente questo problema, dando corso allo studio di un progetto per arrivare in paese della periferia che, allora, era il “canneto” e, oggi, è piazza della Libertà.
II nuovo progetto prevedeva due soluzioni: la prima era quella di continuare la strada passando per il Vico Canonica e uscendo nell’orto dei Benvenuto per accedere ad una nuova piazza, che si doveva costruire nella proprietà del Rocca, non esistendo ancora il garage. La seconda soluzione era quella attuale con “l’aggravante ottica” che, costruendo la salita partendo dai lecci, si sacrificava il piazzale della Chiesa e, visibilmente, l’aspetto della stessa: fu scelto questo progetto perchè era franata la collina dietro la chiesa, detta “lo iau” ed era necessario costruire un muro di contenimento e di rinforzo per evitare altre frane.
II sindaco D’Alessandro voleva anche abbassare la strada fino al livello del piazzale della Chiesa per evitare i gradini di accesso e per evidenziare meglio la facciata, ma non fu possibile, a causa delle lungaggini burocratiche che richiedevano un cosi importante lavoro e perchè era quasi alla fine del suo mandato. Quando l’opera raggiunse l’allacciamento al porto, questa categoria ebbe un notevole incremento: l’opera, oltre che per il servizio, ebbe un effetto positivo per la prosperità economica delle famiglie interessate.
La categoria dei vetturini rispose a nuove esigenze di circolazione, di trasformazione dei fondi, di viabilità pedonale: cosi, l’amministrazione comunale dovette prendere in considerazione la ristrutturazione delle strade del centro storico (le stalle esistevano nei “carrugi”) nonchè quelle del Monte, dandovi un ordine classificatorio anche in considerazione dell’avvento della luce elettrica. Questa categoria ha avuto vita breve perchè Portofino e da sempre più adatta alla vita del mare ed il progresso ha fatto si che i motori soppiantarono le carrozze a cavalli. Grazie a Giovani Carbone.
Portofino, un Mondo a parte.