Lo scrittore politico francese, che viaggiò a lungo in Europa per osservarne istituzioni e costumi, fu anche a Genova che non giudicò affatto bene. Certo la Superba che si accaniva per mantenere il dominio sulla Corsica, piccola isola ribelle, era la stessa che aveva rinunciato a scoprire e a conquistare l’America e che, nel secolo dei lumi, non aveva neppure una strada per la Toscana. Per raggiungere quel granducato bisognava viaggiare per mare; via terra, con i muli, era oltremodo pericoloso non solo per il rischio di precipitare da qualche passaggio scosceso degli Appennini, ma anche per quello di essere aggredito dai briganti, frequenti un po’ dappertutto su quelle montagne. Charles Louis de Montesquieu soffriva il mare e preferì i muli.
Perciò il 21 novembre del 1728, quando giunse a Portofino, questo borgo gli apparve benedetto da Dio per una pausa ristoratrice e per una passeggiata sul suo monte. Sicuramente nei tre giorni in cui si trattenne a Portofino s’informò delle condizioni politiche del borgo, dipendente da Genova, per potere dal “piccolo” capire il “grande”. Si fermò a dormire in una locanda dove gustò delle buone triglie, e trovò del buon vino e buon olio. Lo scrittore delle “Lettres persanes“, che poi raggiunse Portovenere si trovò molto bene anche là dove gustò i saporitissimi frutti di mare, ma delle triglie di Portofino ebbe un’impressione particolare se arrivò al punto di celebrarle nel suo “Voyage en Italie”.
Charles Louis de Montesquieu
1689-1755
Portofino, un Mondo a parte.